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Forse non tutti sanno che il surplus delle esportazioni tipiche del Made in Italy paga tre o quattro volte il pesante deficit energetico dell’Italia nei confronti dei paesi esportatori di energia. Il Dottor Alessandro Fumagalli* interviene in chiusura d’anno con una rivisitazione personale ed originale degli ultimi dati export per stimolare una visione oltre il confine d’Europa, punto chiave del successo delle esportazioni italiane nei prossimi anni.
Ma quali sono i punti a cui prestare attenzione nel 2021?
Vediamoli insieme[/vc_column_text][tm_spacer size=”lg:20″][vc_column_text]
La dinamica economica italiana per gli esportatori
Nel 2020 dobbiamo accontentarci di una discesa economica meno marcata di quanto ipotizzato nei mesi precedenti. Importante e positivo invece è quello che fate Voi – ovvero rilanciare con forza la dinamica dell’espansione internazionale che, ricordiamo, è l’unica grandezza finanziaria in grado di bilanciare il pesante deficit internazionale della bolletta energetica. Anche quest’anno crediamo nell’espansione extra europea: gli ultimi dati– ottobre per UE, novembre per extra UE – fanno ben sperare anche per il nuovo anno.
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Mercato EXTRA UE
Il mercato extra UE continua ad essere un pilastro anche per la bilancia dei pagamenti: nel trimestre settembre-novembre 2020, rispetto al precedente, l’export infatti cresce del 10,8%.
La crescita, generalizzata, è più sostenuta per:
- energia (+14,5%),
- beni di consumo durevoli (+13,8%)
- beni strumentali (+13,7%).
I dati tengono conto di una forte contrazione del mese di ottobre/novembre per effetto della congiuntura che ricomincia ad inasprirsi. A novembre , l’export torna a registrare una crescita su base annua del +1,4%,- contro un crollo del -9,7% di ottobre , primi effetti del “secondo atto” della pandemia
I dati migliori sono determinati dall’aumento delle vendite di beni di consumo durevoli (+7,7%), beni intermedi (+7,2%) e beni strumentali (+4,9%).
L’import segna una decisa ripresa soprattutto grazie al forte aumento su base annua degli acquisti di beni intermedi (+15,3%) che contrasta parzialmente il drastico calo delle importazioni di energia (-47,4%) ma che fa ben sperare per i prossimi mesi di attività industriale.
I saldi di bilancia commerciale sono stati sei volte più favorevoli per i paesi EXTRA UE rispetto a quelli UE. ( +49.128 milioni di Euro contro i +7.519 )
Il mercato cinese, dopo aver mantenuto una tenuta notevole con un incremento del 2.1% , a ottobre mette a segno un robusto +35%
Il mercato americano, dopo aver subito un calo significativo di quasi 20 punti percentuali, riparte ad ottobre con un +4,7% . Confidiamo in una forte ripresa degli USA nel 2021 ricordando che il solo piano straordinario varato in questi giorni è quasi il doppio del Recovery fund europeo per una nazione comunque meno popolosa della UE.
Nel mese di novembre– nonostante la contrazione congiunturale – la somma di beni durevoli e strumentali ( il nostro fiore all’occhiello senza il food) EXTRA UE ha offerto un saldo positivo alla bilancia dei pagamenti di 43.596 milioni di euro di fatto pagando più di due volte il deficit energetico di -20.497 milioni di Euro dello stesso mese- Food e, in generale, beni di consumo, hanno generato un + 21.619, pagando da soli l’intera bolletta energetica.
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MERCATO UE
Nel trimestre agosto-ottobre 2020, rispetto al precedente, si registra un aumento del 13,5% sia dell’export che dell’import.
A contribuire per oltre due terzi all’aumento delle esportazioni sono gli incrementi delle vendite di beni strumentali e beni intermedi verso entrambi i mercati di sbocco, Ue ed extra Ue.
A ottobre 2020 l’export torna a diminuire su base annua (-8,4%, da +1,1% a settembre). La flessione è ampia ed è dovuta alla contrazione delle vendite sia verso l’area extra Ue (-9,7%) sia verso quella Ue (-7,2%).
L’import registra una flessione dell’8,2% (era -6,5% a settembre), determinata in particolare dal calo degli acquisti dall’area extra Ue (-12,4%) mentre quello dall’area Ue (-5,1%) sostenendo la bilancia dei pagamenti del mercato EXTRA UE fortemente positiva come sopra riportato.
Su base annua, i paesi che contribuiscono in misura più ampia al calo dell’export sono:
- Stati Uniti (-20,1%),
- Francia (-10,0%),
- Spagna (-14,2%),
- Regno Unito (-11,9%),
- Paesi ASEAN (-26,5%)
- Russia (-18,1%).
In aumento si segnalano le vendite verso Svizzera (+6,1%), Polonia (+6,0%) e paesi MERCOSUR (+16,8%).
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La strategia di posizionamento internazionale
Lo sviluppo globale del mondo continua: con il nuovo presidente americano Cina e Usa continueranno ad allentare le tensioni.
Continua l’espansione delle economie promettenti per i prodotti Made in Italy in modo meno esplosivo e, per certi versi, un fenomeno più adatto per un sistema SMES come quello delle imprese italiane.
Ecco i punti di maggiore rilievo per l’anno prossimo, i rischi e le opportunità di business:
- Stabilizzazione delle relazioni USA – CINA: in un’ottica di grande vigilanza reciproca ovviamente- non è un segreto che si parli di COLD WAR ma gli scambi commerciali saranno inevitabilmente aperti
- Brexit: comunque vada – anche nell’eventualità di uno scenario impietoso – dopo le inevitabili crisi iniziali il grande mercato CANZUK sarà per le nostre imprese una grande opportunità
- Hong Kong & Greater Bay Area – un’ apertura su mercati molto importanti con grande potenziale
- Il “corno” Bangladesh- Indonesia- Filippine : una porta su mercati locali con PIL in crescita fino a sopra il 7%
- Il Messico sempre più rilevante per le relazioni commerciali con USA- gli sviluppi per il Sudamerica
- L’Africa subsahariana sempre più vicina
- La crisi Libica è finita? … e last but not least… le relazioni con l’ Egitto
Prenota qui il report 2021 per i mercati più promettenti per il Made in Italy nel Mondo
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Il supporto allo sviluppo internazionale
Concludendo, in sintesi, la crescita internazionale è senza dubbio una delle scelte migliori per sviluppare e stabilizzare le imprese ma rimane un processo complesso e costoso.
L’anno 2021 vedrà un sostanzioso elenco di agevolazioni importanti in grado di alleggerire anche in modo consistente i costi di sviluppo.
Tra questi:
- Contributi a fondo perduto e rifinanziamento SIMEST/SACE
- Crediti di imposta per varie misure
- Voucher
- Finanziamenti a tasso zero sia di carattere regionale che nazionale
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