Facciamo il punto sul settore farmaceutico
Il settore farmaceutico è composto da tutte le attività relative a R&D, produzione e commercio di medicinali, cosmetici e integratori alimentari. Dal 2020, notoriamente difficile dal punto di vista sanitario, il settore ha velocizzato e diversificato i propri processi interni, per offrire ai pazienti la stessa qualità di prodotti e servizi, nonostante gli anni pandemici. Di conseguenza, gli operatori del settore ora devono possedere skills multilivello e sapersi muovere in un contesto tecnologicamente avanzato e in continuo mutamento.
Cos’è il settore farmaceutico e come funziona
Il settore farmaceutico si muove su tre principali livelli: ricerca, produzione e marketing.
La ricerca rappresenta l’essenza dell’industria farmaceutica stessa: essa infatti mira alla scoperta di nuove formule e sostanze da utilizzare per la profilassi, la diagnosi e le terapie di cura delle malattie. Grazie all’introduzione di nuovi farmaci, i prodotti che questa industria offre si rinnovano frequentemente, aprendo nuovi mercati e contribuendo al progresso terapeutico. I professionisti che operano a questo livello sono chimici e biochimici, microbiologi, farmacologi, tossicologi, analisti e tecnici.
Nei due livelli successivi, produzione e marketing (includendo in questo step anche la distribuzione), si amplia notevolmente il raggio delle figure professionali coinvolte.
Farmaceutico in Italia: uno dei settori più inclusivi per le donne
In base ai dati del report di Farmindustria, il valore della produzione del settore farmaceutico in Italia nel 2020 è stato pari a 34,3 miliardi di euro (+1% rispetto al 2019), collocando il nostro Paese al primo posto in Europa.
Le produzioni biologiche ad elevata tecnologia rappresentano il 20% del fatturato con un 75% rivolto all’export (dato Istat). Negli ultimi 5 anni, il numero dei dipendenti è cresciuto del 12%, con 67mila dipendenti nella farmaceutica (+1,8% rispetto al 2019, per il 90% laureati o diplomati).
Le donne rappresentano il 43% dei dipendenti e spesso ricoprono ruoli apicali: un elemento che distingue positivamente il settore farmaceutico sul fronte della parità di genere. Inoltre, come riporta un’analisi di Euler Hermes, l’industria farmaceutica italiana è al primo posto per investimenti in open innovation per dipendente, per partnership con università e centri pubblici di ricerca, per il livello di formazione e, secondo l’indice Istat, per competitività. Ulteriore caratteristica dell’industria farmaceutica in Italia è l’elevata presenza di PMI e di aziende farmaceutiche che producono farmaci per conto di grandi multinazionali.
In Italia, scontiamo ancora una carenza di laureati STEM (Science, technology, engineering and mathematics) specialmente tra le donne, mentre è proprio questo il settore sul quale occorre puntare con decisione.
Il processo di digitalizzazione nell’industria farmaceutica
Le aziende farmaceutiche italiane stanno investendo in intelligenza artificiale, biotecnologie e nuovi materiali, software e big data. I dati di Farmindustria mostrano che il 90% delle aziende sta adottando l’innovazione 4.0 nella fase produttiva. Di conseguenza, le professioni più richieste nel settore farmaceutico prevederanno un elevato grado di specializzazione. Oltre alle competenze strettamente connesse al settore, in ambito scientifico, farmaceutico e medico, serviranno infatti conoscenze in ambito informatico e matematico.
Il settore dell’healthcare e dell’industria chimico-farmaceutica ha attraversato negli ultimi anni una rapida trasformazione digitale. Le sfide che molte aziende farmaceutiche italiane dovranno affrontare in questi anni riguardano:
- l’introduzione di app per la salute
- il miglioramento dell’esperienza del paziente digitale
- la vendita di medicinali online (e-pharmacy)
- il cambiamento del ruolo delle farmacie, da semplici rivendite di medicinali a primo punto di contatto con i pazienti
- una crescente e sempre più consolidata collaborazione tra aziende farmaceutiche e aziende tecnologiche.
Al contempo, sta cambiando anche il modello organizzativo del lavoro all’interno del settore. Con la diffusione dello smart working, diventerà pratica comune lavorare per obiettivi, superando i più tradizionali modelli rigidi. Sarà quindi necessaria l’introduzione di nuovi strumenti, come l’agenda digitale condivisa o app per la salute. Altrettanto centrale è l’adeguamento della cultura aziendale, che passerà per la diffusione di un sistema valoriale in grado di valorizzare il cambiamento come forma di apprendimento, a fianco di una formazione digitale continua per tutto il personale.
Come modernizzare il settore: attrarre nuovi talenti
Nonostante le importanti evoluzioni, il settore farmaceutico sconta – specialmente in Italia – una difficoltà strutturale nell’adeguarsi a nuovi modelli organizzativi. Le aziende che ancora faticano ad accedere ai concetti di flessibilità, smart working e ad una visione più fluida dei ruoli, rischiano di perdere l’opportunità di intercettare talenti dotati di competenze cruciali in un’ottica di digital transformation.
Ciò è dovuto in parte alla rigidità normativa che caratterizza il settore: per ricoprire alcuni ruoli è indispensabile, per legge, aver seguito un percorso specifico e possedere determinati titoli. É il caso, ad esempio, dell’informatore scientifico.
D’altra parte, persiste l’abitudine a rivolgersi a persone provenienti esclusivamente dal settore farmaceutico anche per ruoli che non lo richiedono espressamente. Parliamo in particolare dell’area marketing e delle figure manageriali, gestionali e organizzative, nonché dell’area IT.
Superare questo schema, introducendo (quando possibile) talenti con background diversi, anche molto lontani da quello medico-farmaceutico, può aiutare le aziende a intraprendere la strada del cambiamento e a posizionarsi in prima linea nel mercato del lavoro di oggi.
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✅ A cura dell’ufficio italiano di Pangea Studio Associato