Made in Italy: prima giornata nazionale. Ma quali sono i settori export dominanti?

15 aprile: una nuova celebrazione nazionale

Il 15 aprile scorso ha segnato l’inizio di una nuova celebrazione nazionale: la giornata del Made in Italy. La scelta della data non è fortuita: difatti il 15 aprile 1452 nacque colui che fu considerato uno dei più grandi geni, nonché pioniere delle arti italiane: Leonardo da Vinci. I festeggiamenti dureranno fino al 21 aprile, con un pool di eventi sparsi in tutta la penisola per supportare e promuovere le eccellenze produttive e il patrimonio culturale del nostro Paese.

Quanto vale il Made in Italy, e qual è la percezione dell’Italia nel mondo?

Un’analisi di National Brand 193 sul valore del marchio fa comparire l’Italia all’ottima 9°posizione nel mondo su oltre 193, con un importo complessivo di 2,18 miliardi di euro. Il valore del marchio è di enorme importanza, che si riflette in molte industrie e filiere italiane, che godono di una credibilità consolidata sia a livello nazionale che internazionale. Basti pensare a settori come la moda, il turismo e l’alimentare, in cui il Made in Italy è sinonimo di prestigio. Una concatenazione positiva, che a sua volta che rafforza l’immagine del Paese e favorisce la diffusione della cultura italiana nel mondo.

Alimentare Made in Italy: quasi ¼ del PIL nazionale!

Secondo Coldiretti, nonostante le sfide imposte dalla crisi energetica e del grano derivante dal conflitto in Ucraina, il settore alimentare italiano era la prima ricchezza del Paese nel 2022, raggiungendo un valore di 580 miliardi. Il settore incorpora inoltre un ampio network di operatori, con circa 4 milioni di addetti occupati nella filiera agroalimentare.

Nel 2023, secondo i dati Istat sul commercio estero elaborati da Unionfood, le esportazioni italiane nel settore hanno superato i 21 miliardi di euro, registrando un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. Le tavole straniere sono state impreziosite soprattutto dalla presenza di prodotti italiani come la pasta (prima in assoluto per export) caffè, gelato e dolci. Certo è che senza il crescente fenomeno dell’Italian sounding (leggi il nostro articolo in merito QUI) si potrebbe fare ancora di più.

I brand più famosi all’estero

Ma non di solo cibo è famosa l’Italia nel mondo: la classifica “Most Valuable Italian Brands” calcola il valore di mercato dei brand italiani più importanti. Secondo la classifica è Gucci a raggiungere il primo posto tra i marchi italiani, con un valore di oltre 24 miliardi di euro. Seconda è (forse inaspettatamente) Enel con 12 miliardi di euro (+37%), segue Ferrari con poco più di 9 miliardi, con un aumento del valore del marchio del 30%. A seguire nella classifica troviamo altri nomi importanti della moda come Prada e Fendi, colossi della telefonia come TIM, ma anche noti marchi alimentari come Nutella, Kinder e Ferrero Rocher.

Quale sarà il futuro del Made in Italy nel mondo?

Secondo le ultime previsioni, le esportazioni totali di merci dell’Italia potrebbero raggiungere i 652 miliardi entro la fine del 2024, trainate da una ripresa del commercio internazionale stimata poco al di sotto del 2%.

Nel settore agroalimentare le esportazioni dovrebbero continuare a crescere, con un aumento del 5,7% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni delle industrie alimentari hanno anch’esse toccato il massimo storico di 52 miliardi di euro nel 2023, quasi raddoppiando nel corso degli ultimi dieci anni. 

È vero che l’agroalimentare sta guadagnando sempre più attenzione a livello mondiale, ma non possiamo ignorare alcune situazioni critiche. Dall’andamento economico incerto della Germania, che rappresenta il primo mercato di sbocco per i prodotti italiani, all’instabilità dell’economia cinese e alle tensioni geopolitiche globali, ci sono diversi fattori che possono influenzare le esportazioni Made in Italy. Un’altra sfida è rappresentata dalle difficoltà emerse nelle vendite di vino all’estero. Inoltre, l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti a novembre potrebbe portare a scenari protezionistici.

In un contesto globale sempre più competitivo, il Made in Italy rappresenta un’eccellenza da preservare. Investire nelle persone, nella formazione e nella ricerca è fondamentale per garantire la continuità di questo patrimonio.

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A cura dell’ufficio italiano di Pangea Studio Associato

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