L’industria chimica: un settore in continuo sviluppo

L’industria chimica rappresenta uno dei settori più sicuri in cui lavorare. Non solo per il suo positivo sviluppo -dovuto anche alle molteplici funzioni della chimica nella nostra vita quotidiana- , ma anche perché è uno dei comparti che più concretizza il tanto agognato #sviluppo sostenibile. Secondo l’ultimo rapporto del “Responsible Care”, il programma mondiale promosso da #Federchimica, il settore si impegna costantemente per efficientare l’energia e ridurre l’impatto ambientale. E non solo.

I punti chiave del rapporto sull’industria chimica

  • Mantiene  una posizione di leadership per quanto riguarda la sicurezza dei luoghi di lavoro, con il 40% di infortuni in meno rispetto all’industria #manifatturiera, prendendo in riferimento il periodo 2010/2022.
  • Registra meno della metà delle malattie professionali rispetto che l’industria manifatturiera nello span di tempo 2017/2021
  • Rispetto agli anni 90, l’industria chimica ha già migliorato la propria efficienza energetica del 50% a parità di produzione. Risultato ottimo rispetto all’obiettivo fissato dall’#Unione Europea, che ricordiamo essere del 32,5% entro il 2030
  • 29% di rifiuti riciclati, con riciclo del 38.2% di quelli considerati pericolosi
  • Si è dimezzato il consumo di #acqua dolce (-56.2% di consumo rispetto al 2005), considerata la più pregiata perché indispensabile alla vita
  • Emissioni in atmosfera ridotte del 95% e in acqua del 79% nello span temporale dal 1989 al 2021.

Il Programma Responsible Care nasce in #Canada nel 1984 ed è attualmente adottato da 70 paesi nel mondo, fra cui l’#Italia, che lo ha ufficialmente introdotto nel 1992 grazie a Federchimica. Attualmente nella nostra penisola partecipano al Programma 173 imprese con 453 stabilimenti.

Il valore economico trattenuto (5,3 miliardi di euro) ha contribuito a finanziare investimenti indispensabili per il futuro del Paese.
Infine, tra il 2009 e il 2019 il personale dedicato è aumentato del 90%, arrivando a quasi 9.000 addetti, con una quota sull’occupazione che sfiora l’8% rispetto ad una media manifatturiera del 5%.

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✅ A cura di Valentina dell’ufficio italiano di Pangea Studio Associato
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