Mario Draghi interviene poche volte ma quando lo fa si fa sentire. Per questa ragione riteniamo utile per gli operatori ma anche per i lettori non specialisti chiarire le dinamiche chiave del suo intervento del 19 febbraio al consiglio europeo. Lo facciamo con una versione inedita e spiegata in modo “ facile”. E’ importante sottolineare che dalle parole di un “ banchiere ” – entità astratta e lontana per i più – arrivino parole importanti anche per i cittadini, ma è cosi . Del destino dei cittadini cioè di noi del nostro futuro e di quello dei nostri figli ha parlato il nostro superMario.
In questo primo intervento introduciamo lo schema di quelle che lo stesso definisce le priorità e le urgenze per l’ Europa. Nelle prossime settimane continueremo invece ad analizzare gli altri ma iniziamo dal primo: le 3 sfide chiave per l’azione dell’Europa.
Affrontare il divario tecnologico con IA in Europa
L’Intelligenza Artificiale (IA) sta vivendo un’evoluzione straordinaria, con modelli che raggiungono livelli di accuratezza nel ragionamento scientifico superiori al 90%, spesso superando le capacità degli esperti umani. Parallelamente, i costi di addestramento degli algoritmi si sono ridotti di un fattore 10, mentre quelli di inferenza sono diminuiti di oltre 20 volte, rendendo l’accesso e l’implementazione dell’IA sempre più sostenibili anche per realtà con minori risorse. Quando Draghi parla di ’inferenza qui si riferisce al processo con cui un modello di intelligenza artificiale applica le conoscenze apprese durante la fase di addestramento per elaborare nuovi dati e fornire risposte o previsioni.
Tuttavia, questi progressi sono concentrati quasi esclusivamente al di fuori dell’Europa. Attualmente, otto dei dieci principali modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) provengono dagli Stati Uniti, mentre i restanti due sono sviluppati in Cina. Questo scenario evidenzia un rischio crescente per l’Europa, che potrebbe trovarsi a dipendere da tecnologie esterne e a perdere competitività in un settore strategico per l’innovazione e la crescita economica.
L’abbattimento dei costi rappresenta, però, anche un’opportunità. Se l’Europa riuscirà a investire rapidamente in ricerca, sviluppo e infrastrutture digitali, potrà colmare almeno in parte il divario con i leader globali. Un’azione tempestiva e coordinata a livello comunitario diventa quindi fondamentale per garantire un ruolo di primo piano nel futuro dell’intelligenza artificiale.

La crisi energetica europea
Il settore energetico europeo continua a essere caratterizzato da un’elevata volatilità dei prezzi, con il gas naturale che ha registrato un aumento di circa il 40% da settembre. A rendere ancora più complesso il quadro è la forte dipendenza dalle importazioni di Gas Naturale Liquefatto (GNL), in particolare dagli Stati Uniti, dove i margini sulle esportazioni verso l’Europa sono più che raddoppiati rispetto all’anno precedente. Questo si traduce in un costo dell’energia costantemente più elevato nei paesi europei, con tariffe che risultano da due a tre volte superiori rispetto a quelle statunitensi.
Un caso emblematico delle fragilità del sistema energetico europeo si è verificato lo scorso dicembre in Germania, quando una drastica riduzione della produzione solare ed eolica ha fatto schizzare i prezzi dell’energia a oltre dieci volte la media annuale. L’impennata dei costi si è propagata anche alla Scandinavia, contribuendo al rinvio di progetti di interconnessione tra le reti elettriche, essenziali per migliorare la stabilità del sistema energetico nel continente.
A tutto questo si aggiunge un’altra minaccia emergente: la sicurezza delle infrastrutture energetiche sottomarine. Gasdotti, cavi elettrici e reti di comunicazione subacquee sono diventati bersagli vulnerabili, con crescenti rischi legati a sabotaggi e attacchi, che potrebbero avere ripercussioni critiche sulla stabilità energetica dell’Europa.
Di fronte a queste sfide, è indispensabile una strategia europea coordinata per ridurre la dipendenza dalle importazioni, potenziare le fonti rinnovabili e rafforzare la sicurezza delle infrastrutture, garantendo così un approvvigionamento energetico più stabile e sostenibile per il futuro.

Geopolitica e Protezionismo
Il panorama geopolitico sta rapidamente cambiando, spostando l’attenzione dalla Cina a nuove misure protezionistiche in arrivo dagli Stati Uniti. La prossima amministrazione americana sembra intenzionata a imporre tariffe che potrebbero ostacolare significativamente l’accesso delle imprese europee al loro principale mercato di esportazione. Tuttavia, la preoccupazione più grande per molte aziende europee non è tanto la perdita della quota di mercato statunitense, quanto il rischio di un massiccio afflusso di prodotti cinesi in Europa. Le nuove tariffe americane sulla Cina potrebbero infatti spingere Pechino a reindirizzare la propria sovraccapacità produttiva verso il Vecchio Continente, aumentando la concorrenza per le imprese locali e mettendo sotto pressione diversi settori industriali.
Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno adottando strategie sempre più aggressive per attrarre aziende europee, offrendo un mix di incentivi fiscali, costi energetici più bassi e una regolamentazione più snella. L’espansione della capacità industriale americana è inoltre una priorità del governo, che punta a prevenire effetti inflazionistici derivanti dall’introduzione delle tariffe. Questo contesto potrebbe portare a una rilocalizzazione delle attività produttive europee negli Stati Uniti, con un conseguente indebolimento della base industriale dell’UE.
A queste sfide economiche si aggiungono questioni di sicurezza. Dichiarazioni recenti suggeriscono che l’Europa potrebbe trovarsi sempre più sola nella gestione della sicurezza in Ucraina e, più in generale, nel mantenimento della stabilità regionale. Se gli Stati Uniti dovessero ridurre il loro impegno, l’UE dovrebbe rafforzare la propria capacità difensiva e adottare una strategia più autonoma per garantire la sicurezza del continente.
Di fronte a queste trasformazioni globali, l’Europa è chiamata a rispondere con una visione strategica chiara, rafforzando le proprie industrie, promuovendo politiche di difesa economica e investendo in una maggiore autonomia nel campo della sicurezza.

Queste sono le urgenze che l’ex presidente della BCE richiama ma interviene anche su altre tematiche specifiche – la prossima settimana tratteremo la prima di questi ovvero la “ Necessità di un’Azione Coordinata a Livello Europeo “ ovvero di agire come un unico stato.