Già da tempo Mike Veseth, considerato un’autorità nel mercato globale del vino, scrittore di The Wine Economist e professore universitario di Washington, prevede aria di tempesta per quanto riguarda questa bevanda. L’economista ha analizzato la situazione prendendo in esame 2 macroaree collegate tra loro che oggi vediamo con sempre maggiore chiarezza
Le difficoltà sperimentate dall’offerta
I crescenti cambiamenti climatici danno vita spesso a fenomeni estremi, come grandinate furiose e violente precipitazioni alternate a lunghi periodi di forte siccità. Quest’estate caldissima ha messo sicuramente a dura prova anche le maggiori regioni vitivinicole europee, le quali hanno avuto ampie perdite di raccolto. Chiaramente, perdere i raccolti significa avere meno prodotto a disposizione, quindi un conseguente aumento di prezzo. È quasi impossibile che i cambiamenti climatici scompaiano, quindi l’agricoltura sarà sempre più soggetta a questi fenomeni, come la grandinata di fine agosto della provincia di Girona in Spagna, con chicchi grandi fino a 10 cm.
Le difficoltà sperimentate dalla domanda
Sempre secondo Veseth, pochissimi paesi (Italia, Spagna, Francia e California) determinano le condizioni dell’offerta vitivinicola e paesi come Germania, Cina, USA e Regno Unito sono invece considerati mercati chiave per la domanda. In generale, ognuno con tempi e modi diversi, questi paesi stanno affrontando una crisi economica dovuta alla recessione globale.
Ad esempio negli Stati Uniti -da sempre considerati una delle economie più forti globalmente- l’inflazione è salita alle stelle e non accenna a diminuire, con una previsione di recessione nel 2023.
La Germania, nota per essere uno dei paesi con l’economia più forte a livello europeo, si sta trovando schiacciata dall’ aumento dei prezzi dell’energia, che sta portando gravi conseguenze al mercato manifatturiero tedesco, punta di diamante dell’economia. I consumatori quindi si troveranno a dover diversificare gli acquisti, scegliendo prodotti a basso costo.
Per quanto riguarda il Regno Unito, Liz Truss si è dimessa dopo soli 45 giorni dalla nomina il 20 ottobre scorso, e il suo successore Rishi Sunak (in particolare il cancelliere del tesoro Jeremy Hunt) ha annunciato l’abolizione di tutti i tagli fiscali approvati dal governo Truss. I tagli fiscali riguardavano anche gli alcolici tra cui appunto il vino, Il quale quindi vedrà un aumento delle imposte piuttosto significativo. Dunque anche qui le prospettive per il commercio del vino sono poco rosee.
Ultima ma non meno importante è la Cina. Da sempre economia vincente e in forte competizione con quella americana, sta attraversando anch’essa un momento di crisi come mai prima d’ora, soprattutto per via del mercato immobiliare interno. Leggi qui il nostro articolo riguardo all’export cinese per maggiori informazioni! Sebbene l’economia sia in difficoltà, la richiesta vitivinicola cinese è stimata come stabile ed addirittura in aumento, passando da 42 miliardi del 2021 a 72 miliardi di dollari del 2026.
L’export rappresenta una fattore fondamentale per il sostentamento economico del settore vitivinicolo. Sebbene i recenti cambiamenti facciano presagire un futuro incerto, il dato positivo di una nazione come la Cina unito alla buona accoglienza dei prodotti di qualità nonostante i momenti di difficoltà, ci conforta.
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