Le elezioni presidenziali americane del 2024 sono ormai alle porte, e la tensione è palpabile. Dopo un periodo di apparente equilibrio nei sondaggi, Donald Trump sembra aver ripreso slancio, cavalcando il suo stile provocatorio che lo contraddistingue.
Non si tratta ancora di una fuga in avanti, ma di un riposizionamento strategico che gli consente di dominare la “narrazione”: temi e immagini che catturano l’attenzione del pubblico e influenzano l’opinione pubblica.
La forza delle immagini virali nella campagna elettorale di Trump
Chi potrà dimenticare le immagini di Trump che frigge patatine da McDonald’s? O quelle in cui si scatena cantando e ballando sul palco, ignorando completamente le domande dei giornalisti?
Lo staff di Trump ha saputo sfruttare anche le scivolate di Biden, come la sua definizione dell’elettorato conservatore come “spazzatura”.
L’immagine di Trump sul camion della nettezza urbana è diventata virale, dimostrando la sua abilità nel generare discussioni.
Questi episodi hanno un forte impatto, indipendentemente dal contenuto del messaggio.
Questo non si traduce necessariamente in un vantaggio schiacciante nei sondaggi, ma contribuisce a creare un’atmosfera di incertezza e apre la strada a possibili sorprese dell’ultimo minuto, quelle che gli americani chiamano “sorpresa ottobre”. La storia delle elezioni americane è ricca di questi colpi di scena, capaci di ribaltare le previsioni e influenzare il voto finale.
Basti pensare a quanto accaduto nel 2000: una vecchia storia sull’arresto di George W. Bush per guida in stato di ebbrezza erose il suo vantaggio nei sondaggi e contribuì alla sua vittoria risicata.
Nel 2004, il contrario: fu il video di Osama Bin Laden, in cui indicava Bush come nemico, a rafforzare l’immagine del presidente come leader forte in un momento di crisi, favorendone la rielezione. E chi può dimenticare il 2008, quando il crollo di Wall Street a ottobre favorì Barack Obama, percepito come più affidabile di John McCain nella gestione della crisi economica?
Nelle elezioni di quest’anno, possibili sorprese potrebbero arrivare da eventi catastrofici come uragani negli stati in bilico, o da crisi internazionali in Medio Oriente o Ucraina. Tuttavia, la figura di Trump, “impermeabile” agli scandali, rende improbabile un suo crollo repentino.
Ma cosa succederebbe se Trump vincesse davvero? Quali scenari si aprirebbero per l’America e per il mondo?
Tema dell'immigrazione - Elezioni USA 2024
Sul tema dell’immigrazione ci sono molti grigi. Una seconda amministrazione Trump si tradurrebbe in un inasprimento delle politiche già severe attuate durante il suo primo mandato. La retorica, ancora più aggressiva, punterebbe a dipingere gli immigrati come una minaccia, “criminali, stupratori, avanzi di galera”. L’obiettivo finale sarebbe quello di attuare deportazioni di massa, un piano definito come “il più grande piano di deportazione della storia”.
Oltre alla costruzione del muro al confine con il Messico, promessa simbolo della sua prima campagna elettorale, Trump propone l’utilizzo massiccio dell’esercito per creare campi di reclusione, militarizzando ulteriormente il confine.
Questa prospettiva solleva serie preoccupazioni non solo per le violazioni dei diritti umani che si potrebbero verificare, ma anche per il destino di coloro che si troverebbero in un limbo in attesa di essere espulsi, con la possibilità di famiglie separate e detenute in campi come quelli tristemente noti in Arizona.
Un’eventuale presidenza Harris, invece, si preannuncia più in linea con l’attuale amministrazione Biden, pur con una maggiore pressione su Israele per la questione palestinese e una riapertura del dialogo, a differenza della totale assenza di un piano per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese durante l’amministrazione Trump.
Fronte economico - Elezioni USA 2024
Sul fronte economico, Trump promette una vera e propria guerra commerciale globale, non limitata alla Cina. Il suo protezionismo aggressivo si tradurrebbe in dazi e tariffe elevate su prodotti stranieri, con l’obiettivo di favorire la produzione e il consumo americani.
Il caso dell’industria dell’acciaio italiana è un buon esempio per capire come questa guerra commerciale potrebbe danneggiare gravemente l’export di paesi come l’Italia, che contano gli Stati Uniti come uno dei principali mercati di riferimento. Non sembra che ci siano dubbi tra gli economisti sul fatto che, a lungo termine, il peso di queste tariffe si ripercuoterà sui consumatori americani, alimentando l’inflazione.
Non vi sono dubbi: l’obiettivo di Trump è quello di rendere l’America di nuovo una “fabbrica”, riportando la produzione all’interno dei confini nazionali. Il suo slogan “America First” si estende a tutti i settori, dal vino ai microchip, ma a quale costo?
Politica estera - Elezioni USA 2024
In politica estera, una vittoria di Trump porterebbe a un disimpegno americano dall’Ucraina, lasciando l’Europa a gestire la guerra. Trump ha apertamente dichiarato che la Russia sarebbe “libera di fare quello che vuole in Europa”, interrompendo il sostegno militare ed economico all’Ucraina, che sotto l’amministrazione Biden ha raggiunto la cifra record di 174 miliardi di dollari.
Questo scenario rafforzerebbe la posizione di Putin e creerebbe un nuovo equilibrio geopolitico, in cui la Russia avrebbe maggiore libertà d’azione. L’idea di Trump è quella di forzare una pace “a qualunque costo”, anche a discapito della volontà del popolo ucraino.
Medio Oriente - Elezioni USA 2024
In Medio Oriente, Trump darebbe carta bianca a Netanyahu, rafforzando ulteriormente l’alleanza con Israele e aumentando il coinvolgimento dei paesi arabi nella gestione della regione, come dimostrano gli accordi di Abramo tra Israele, Emirati Arabi e Bahrain. Questo approccio, tuttavia, lascerebbe irrisolta la questione palestinese.
Un’amministrazione Harris, pur mantenendo un forte legame con Israele, potrebbe esercitare una maggiore pressione su Netanyahu per la riapertura del dialogo con i palestinesi.
Sul fronte cinese - Elezioni USA 2024
Sul fronte cinese, sia Trump che Harris manterranno una linea dura nei confronti della Cina. Tuttavia, alcuni osservatori sostengono che la dirigenza cinese potrebbe paradossalmente preferire Trump nel medio termine, vedendo in lui la possibilità di un dialogo pragmatico e diretto, a differenza di una presidenza democratica che potrebbe adottare una strategia più ampia e complessa.
Ciononostante è interessante la curiosità dimostrata dai media cinesi per Kamala Harris, dovuta alle sue origini indo-giamaicane, e al potenziale impatto che questo fattore potrebbe avere sulla politica americana in Asia. Per contro sebbene la politica estera non decida l’esito delle presidenziali USA appare evidente che la Harris eredita un percorso anche qui non facile: Afghanistan, Siria, Venezuela ancora prima del fronte ucraino o mediorientale segnano la difficoltà profonda della leadership americana su questo fronte.
Trump e le istituzioni democratiche: Preoccupazioni per l’autoritarismo
Ma al di là delle singole politiche, l’aspetto che preoccupa maggiormente è l’atteggiamento di Trump nei confronti delle istituzioni democratiche. Le fonti esprimono un forte timore per la sua mancanza di rispetto per la Costituzione americana e per il suo tentativo di centralizzare il potere, smantellando l’apparato federale e sostituendo le figure di carriera con nomine politiche, anche in agenzie indipendenti come l’apparato militare, di intelligence e giudiziario.
Questo comportamento autoritario, tipico di un amministratore delegato più che di un presidente, è considerato pericoloso e richiama l’incubo dei padri fondatori di un ritorno al potere monarchico.
L’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, minimizzato da Trump e dal suo partito come una “bellissima giornata di pace”, è un esempio lampante di questo pericolo.
Nonostante le sei vittime, i 174 feriti e le centinaia di arresti, la gravità di quell’evento sembra essere stata dimenticata, con Trump che lo descrive come un raduno di “patrioti”.
Conclusioni: Trump vs Harris, una scelta cruciale per l’America
In conclusione, l’America si trova ancora più divisa. Da un lato, la prospettiva di un ritorno di Trump, con le sue politiche aggressive, il suo protezionismo economico e il suo disprezzo per le istituzioni democratiche. Dall’altro, l’incertezza di una presidenza Harris, che pur presentandosi come più moderata e dialogante, non offre ancora un quadro chiaro del suo programma politico.
Questo articolo è stato redatto dall’ufficio italiano di Pangea Studio Associato.
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