Export veicoli: medaglia d’oro alla Cina

Elettrico o no? Diamo qualche numero!

Nonostante la Cina sia la leader indiscussa nel settore dei veicoli elettrici -grazie soprattutto alle sue riserve di minerali necessarie per produrre i componenti auto- (leggi il nostro articolo in inglese QUI) paradossalmente, le vere protagoniste del boom cinese dell’export veicoli sono ancora le “tradizionali” auto alimentate a benzina, soprattutto quelle vendute in Russia. Infatti, dopo l’invasione dell’Ucraina, Usa e Germania hanno bloccato il commercio con Mosca e Xi Jinping ne ha approfittato e ha colmato le carenze del mercato russo: +58% di auto vendute all’estero nel 2023 rispetto al 2022.

Per ciò che riguarda l’export del parco elettrico, l’azienda cinese più forte è sicuramente la Byd, che è arrivata a superare Tesla nell’ultimo trimestre 2023, vendendo oltre 30000 veicoli in più rispetto all’azienda di Elon Musk: Byd è diventata quindi la più grande producer di auto elettriche al mondo. Le ragioni? Prezzi più bassi, tempi di consegna rapidi e qualità migliorata. Nella stessa patria di Tesla, gli USA, i bus elettrici di città come Chicago, Los Angeles e Denver sono della Byd. In Italia stessa cosa per città come Torino, Messina, Padova e Verona. Se da un lato la Cina esporta moltissimo all’estero, non lascia nemmeno spazio all’import di eventuali competitors: le auto Tesla rappresentano solo il 15% delle vendite annuali di auto elettriche.

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E in Europa?

Oltre a Byd, un altro produttore cinese che non è di certo da sottovalutare è Aiways, che oltre ad aver lanciato il primo SUV completamente elettrico in Europa ha di recente aperto una propria filiale a Monaco di Baviera, considerata una posizione strategica.

In Italia, secondo le parole del ministro Urso, dopo i problemi sorti con Stellantis (che è il solo produttore di macchine del Paese) il ministro vuole attrarre un secondo costruttore automobilistico. Il governo ha dichiarato di aver avviato dialoghi con tre gruppi cinesi: Byd, Chery e Saic Motor (oltre che con aziende occidentali) per realizzare questo obiettivo. Byd ha poi confermato i contatti con il governo italiano, ma ha indicato che tali relazioni si sono interrotte dopo la decisione di stabilire in Ungheria il primo impianto europeo. Chery, invece, ha espresso l’intenzione di stabilire un insediamento industriale in Europa, e ha identificato l’Italia come una delle possibili opzioni.

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A cura dell’ufficio UK di Pangea Studio Associato

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