[vc_row][vc_column][vc_column_text]Mentre si inizia forse a vedere qualche spiraglio nel tunnel della malattia e della sofferenza indotta da questo nuovo virus si iniziano a contare le macerie – attuali e prospettiche- anche in termini economici
Per le imprese che devono calcolare gli impatti sui propri assets il tema è di assoluto primario interesse appena dopo quello prevalente e tragico delle vite perse e soprattutto di quelle da proteggere principalmente in Cina
Il crollo a 50 dollari della quotazione del petrolio sarà un solo aspetto – per quanto chiave – del necessario ripensamento delle strategie economiche del prossimo anno infatti il paragone dei dati economici di riferimento tra lo scenario SARS e 2019 nCoV ha già fin d’ora la caratteristica di uno tsunami che arriva ben dopo il terremoto, anche per le imprese italiane.
Nonostante la logistica intercontinentale stia ancora in piedi cioè per esempio i voli cargo da Malpensa su cina funzionano già la movimentazione della merce in cina interna puo essere il problema già oggi : i Tir vengono guidati dalle persone
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I parametri economici ripresi da Bloomberg lasciano poco spazio all’immaginazione. Se la produzione industriale era ai tempi SARS pari a 8,2 punti sul totale oggi parliamo di una percentuale ben oltre il doppio con un 19,7% della produzione totale
In termini del tutto comparabili è cresciuta la quota del mercato internazionale passata dal 5 al 13% mentre è raddoppiata la quota di assorbimento di petrolio passata dal 6 al 12%
Va preso in considerazione – e già si vedono gli effetti – che un ai tempi SARS un turista su trenta era cinese, oggi uno su 5!
Nel frattempo l’assorbimento di metalli globale da parte del colosso cinese è schizzato a 3+ rispetto al periodo SARS 2003
Il tutto in uno scenario di crescita mondiale e soprattutto cinese totalmente diverso rispetto a ormai vent’anni fa.
I paesi che per primi dovranno assorbire l’impatto economico di questo tsunami atteso dopo un terremoto che non ancora è finito saranno certamente i più vicini e dipendenti quali Filippine,Corea del Sud, Giappone ma anche Germania Francia e Italia dovranno prepararsi ad impatti significativi. Si tenga conto a titolo di puro esempio che il turista cinese è da noi quello che mediamente stacca il ticket medio di acquisto più alto – sopra i mille euro – e che oggi il popolo cinese rappresenta il 40% della consumo della nostra produzione luxury
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