Le guerre commerciali e le implicazioni globali
Le politiche tariffarie di Trump hanno scatenato una serie di guerre commerciali. Durante il suo primo mandato, i dazi imposti agli Stati Uniti sono stati seguiti da contromisure da parte di partner commerciali come l’Unione Europea, la Cina e il Canada. Questi paesi hanno colpito prodotti iconici americani, causando una riduzione significativa delle esportazioni statunitensi.
Le tensioni commerciali rischiano di intensificarsi ulteriormente se Trump dovesse implementare nuove tariffe. Molti governi stranieri stanno già preparando liste di prodotti americani da colpire in risposta ai potenziali aumenti tariffari. Questo tipo di ritorsioni reciproche può innescare un ciclo negativo che riduce il commercio globale e può portare a una contrazione economica generale.
Prospettive per una possibile azione del presidente Trump nel 2025
Recentemente, Donald Trump ha dichiarato l’intenzione di imporre una tariffa del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti e del 60% sulle importazioni dalla Cina, qualora venisse rieletto. Queste misure potrebbero avere un impatto significativo sulle catene di approvvigionamento globali e sulle economie europee. In risposta, l’Unione Europea sta valutando opzioni per mitigare tali rischi, tra cui l’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti, al fine di bilanciare il deficit commerciale e prevenire l’imposizione di nuove tariffe.
In sintesi, le politiche tariffarie dell’amministrazione Trump hanno avuto un impatto significativo sulle relazioni commerciali con la Cina e l’UE. Una possibile futura presidenza Trump potrebbe portare a nuove misure protezionistiche, con implicazioni rilevanti per le economie europee e globali. Vediamo da vicino i dati di un’analisi commissionata dalla National Retail Federation alla Trade Partnership Worldwide LLC, che analizza l’impatto potenziale di due scenari di aumenti tariffari proposti da Donald Trump.
Analisi di scenario NRFT ( National Retail Federation)
Scenario A: dazio universale del 10% su tutte
le importazioni, più un dazio aggiuntivo del
60% sulle importazioni dalla Cina (per un totale
del 70% su queste ultime).
Scenario B: dazio universale del 20% su tutte
le importazioni, più un dazio aggiuntivo del
100% sulle importazioni dalla Cina (per un
totale del 120% su queste ultime).
Lo studio si concentra su sei categorie di beni di consumo ampiamente acquistati negli Stati Uniti: abbigliamento, giocattoli, mobili, elettrodomestici, calzature e articoli da viaggio. L’analisi, basata su modelli economici, stima l’impatto di questi dazi sui prezzi al consumo, sulla spesa delle famiglie e sull’economia americana nel suo complesso. Di seguito una infografica per settori:
Abbigliamento:
- Aumento dei prezzi: 12,5% – 20,6%.
- Perdita di potere d’acquisto: $14 miliardi – $24 miliardi all’anno
- Impatto sui consumatori: i prezzi più alti colpirebbero in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito, che spendono una quota maggiore del loro reddito in abbigliamento.
- Impatto sulla produzione nazionale: aumento della produzione americana del 2,5% – 4,1%.
- Impatto netto sull’economia USA: perdita di $8,3 miliardi – $15,9 miliardi all’anno.
Giocattoli:
- Aumento dei prezzi: 36% – 56%.
- Perdita di potere d’acquisto: $9 miliardi – $14 miliardi all’anno
- Impatto sui consumatori: i prezzi più elevati danneggerebbero in modo particolare le famiglie a
basso reddito, che spendono una quota maggiore del loro reddito in giocattoli. - Impatto sulla produzione nazionale: aumento della produzione americana del 4,1% – 6,4%.
- Impatto netto sull’economia USA: perdita di $5,5 miliardi – $10,8 miliardi all’anno.
Mobili:
- Aumento dei prezzi: 6% – 10%
- Perdita di potere d’acquisto: $8,5 miliardi – $13 miliardi all’anno
- Impatto sui consumatori: i prezzi più alti avrebbero un impatto significativo sulle famiglie a basso reddito, che spendono una quota maggiore del loro reddito in mobili.
- Impatto sulla produzione nazionale: aumento della produzione americana dell’1,3% – 2%.
- Impatto netto sull’economia USA: perdita di $3,6 miliardi – $6 miliardi all’anno.
Elettrodomestici:
- Aumento dei prezzi: 19% – 31%
- Perdita di potere d’acquisto: $6 miliardi – $11 miliardi all’anno
- Impatto sui consumatori: i prezzi più alti colpirebbero in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito, che spendono una quota maggiore del loro reddito in elettrodomestici.
- Impatto sulla produzione nazionale: aumento della produzione americana del 3,4% – 5,5%.
- Impatto netto sull’economia USA: perdita di $3,9 miliardi – $7,4 miliardi all’anno.
Calzature:
- Aumento dei prezzi: 18% – 29%
- Perdita di potere d’acquisto: $6 miliardi – $11 miliardi all’anno
- Impatto sui consumatori: i prezzi più alti colpirebbero in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito, che spendono una quota maggiore del loro reddito in calzature.
- Impatto sulla produzione nazionale: aumento della produzione americana del 3,2% – 5,1%.
- Impatto netto sull’economia USA: perdita di $4,1 miliardi – $7,8 miliardi all’anno.
Articoli da viaggio:
- Aumento dei prezzi: 13% – 22%
- Perdita di potere d’acquisto: $2 miliardi – $4 miliardi all’anno
- Impatto sulla produzione nazionale: aumento della produzione americana del 2,7% – 4,4%.
- Impatto netto sull’economia USA: perdita di $1,7 miliardi – $3 miliardi all’anno.
In sintesi:
I dazi proposti da Trump avrebbero un impatto significativo e negativo sui costi di un’ampia gamma di prodotti di consumo venduti negli Stati Uniti, in particolare sui prodotti per i quali la Cina è il principale fornitore.
Sebbene alcuni produttori americani potrebbero beneficiare dei dazi e il Tesoro statunitense registrerebbe un aumento delle entrate tariffarie, i costi per i consumatori supererebbero questi guadagni, con un conseguente impatto negativo sull’economia americana nel suo complesso. L’analisi stima che i dazi proposti per queste sei categorie di beni di consumo costerebbero ai consumatori americani tra $46 miliardi e $78 miliardi all’anno, pari a $362-$624 per famiglia.
La riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, in particolare quelle a basso reddito, avrebbe ripercussioni negative sulla domanda interna e, di conseguenza, sulla crescita economica. Si prevede una diminuzione del PIL statunitense fino a $50 miliardi all’anno a causa dei dazi proposti. In sintesi, i dazi imposti sulle importazioni vengono pagati in primo luogo dagli importatori americani, ma i costi si trasferiscono ai consumatori attraverso prezzi più elevati.
Benefici e limiti del protezionismo
Dal punto di vista teorico, i dazi dovrebbero incentivare le imprese a riportare la produzione negli Stati Uniti, creando posti di lavoro e riducendo la dipendenza dalle importazioni. Tuttavia, molti esperti ritengono che questo approccio non tenga conto delle complessità della produzione globale moderna. Ad esempio, Jay Foreman, CEO di Basic Fun, ha sottolineato che sarebbe impossibile riportare la produzione di giocattoli negli Stati Uniti nel breve periodo. Il costo elevato e la mancanza di capacità produttiva rendono questa opzione impraticabile.
Inoltre, molte aziende hanno già ottimizzato le loro catene di fornitura globali per massimizzare l’efficienza e ridurre i costi. Disfare queste strutture comporta non solo costi economici, ma anche rischi significativi per la stabilità operativa.
Un approccio controverso e rischioso
Le politiche tariffarie di Donald Trump rappresentano un ritorno al protezionismo, con l’intento dichiarato di rafforzare la produzione interna e ridurre il deficit commerciale. Tuttavia, l’evidenza disponibile suggerisce che l’impatto complessivo potrebbe essere negativo per l’economia americana e globale. I costi più elevati per i consumatori, la diminuzione della competitività delle imprese e l’aumento delle tensioni commerciali sono tutte conseguenze potenziali di un approccio tariffario aggressivo.
Nel breve termine, alcune industrie specifiche potrebbero beneficiare di tariffe più alte, ma a lungo termine, il rischio è quello di compromettere la crescita economica complessiva. L’economia moderna si basa su catene di fornitura globali efficienti e ben integrate, e smantellare queste reti potrebbe causare più danni che benefici. Inoltre, le guerre commerciali che derivano da politiche tariffarie aggressive possono portare a una spirale di ritorsioni che riducono il commercio internazionale e peggiorano le prospettive di crescita.
In definitiva, sebbene le politiche di Trump possano sembrare attraenti a chi vede nel protezionismo una soluzione ai problemi economici, è fondamentale considerare attentamente le implicazioni a lungo termine e le complessità dell’economia globale. Le tariffe potrebbero risolvere alcuni problemi immediati, ma rischiano di crearne di nuovi, con conseguenze potenzialmente gravi per consumatori, imprese e per l’economia nel suo complesso.
Questo articolo è stato redatto dall’ufficio italiano di Pangea Studio Associato.
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