Opportunità e minacce per le imprese in un nuovo ordine globale

nuovo ordine globale

Il mondo si divide: opportunità e minacce per le imprese in un nuovo ordine globale

Il panorama geopolitico sta subendo una trasformazione radicale, con una velocità impensabile fino a pochissimo tempo fa, ma soprattutto con implicazioni fondamentali per le imprese e il loro approccio ai mercati internazionali. 

Non si tratta più di una semplice contrapposizione tra blocchi come durante la Guerra Fredda, ma di una nuova dinamica tra due coalizioni. Ne fa parola nelle ultime settimane Thomas Friedman sul NYT e anche lo stesso tema viene ripreso in altri termini dal segretario di stato Anthony Blinken su Foreign Affairs. Comprendere questa nuova realtà è fondamentale per le aziende che desiderano prosperare in questo contesto in evoluzione.

Ma entriamo nel dettaglio: ci sarebbero due grandi coalizioni una “di inclusione” e l’altra definita “di resistenza”

La Coalizione di Inclusione: guidata dagli Stati Uniti, promuove l’integrazione economica, l’apertura e la collaborazione internazionale per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico. Ne fanno parte democrazie e paesi che vedono nella cooperazione la chiave per la prosperità.

La Coalizione di Resistenza: capeggiata da Russia, Iran e Corea del Nord, è composta da regimi autoritari che si oppongono al nuovo ordine globale guidato dagli Stati Uniti. Questi paesi utilizzano la militarizzazione e la repressione per mantenere il potere.

Come sono composte le coalizioni in questo nuovo ordine globale?

Coalizione di Inclusione:

  • Nucleo centrale: Stati Uniti, Unione Europea (e i suoi stati membri), Giappone, Corea del Sud, Australia, India.
  • Medio Oriente: Israele, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco, Sudan, Egitto, Giordania.
  • Altri paesi: Filippine, Canada, molti paesi dell’America Latina e dell’Africa che si allineano con gli Stati Uniti e l’Occidente.

Coalizione di Resistenza:

  • Nucleo centrale: Russia, Iran, Corea del Nord.
  • Alleati in Medio Oriente: Siria, Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza, Houthi nello Yemen, milizie sciite in Iraq.

Altri possibili paesi: Bielorussia, Venezuela, Cuba, Nicaragua, alcuni paesi africani con stretti legami con la Russia o la Cina.

Approfondiamo gli aspetti che evidenziano la divisione del mondo

I Conflitti come Manifestazione della Lotta Globale: le guerre in Ucraina e in Medio Oriente sono sintomo di questa nuova divisione. L’Ucraina, cercando di entrare nell’orbita dell’Unione Europea, e Israele e Arabia Saudita, promuovendo la normalizzazione delle relazioni nella regione, rappresentano l’espansione della coalizione di inclusione. Russia e Iran, con i loro alleati, si oppongono a questo processo per preservare le proprie sfere di influenza.

L’importanza della Normalizzazione Israelo-Saudita: un’alleanza tra Israele e Arabia Saudita, basata su una soluzione a due stati con i palestinesi, sarebbe un punto di svolta. Consoliderebbe la coalizione di inclusione in Medio Oriente, isolando ulteriormente l’Iran e i suoi alleati, e indebolendo le forze della resistenza a livello globale.

Il Ruolo di Israele: il Primo Ministro Netanyahu ha il potere di accelerare questo processo, ma deve affrontare una sfida politica interna. Rompere con gli elementi più estremisti della sua coalizione, che si oppongono a qualsiasi concessione ai palestinesi, è essenziale per raggiungere una vera normalizzazione con l’Arabia Saudita con la possibilità – come fa notare lo stesso Friedman – di raggiungere i risultati strategici della coalizione senza incendiare ulteriormente il medio oriente come invece sembra evocare anche il recente intervento del  primo ministro israeliano al Congresso Americano.

Grandi economie in divenire

La Cina: Si trova in una posizione ambigua. La sua economia dipende dall’accesso ai mercati della coalizione di inclusione, ma la sua leadership condivide molte caratteristiche con i regimi autoritari. Si trova a cavallo tra i due schieramenti. 

Il Brasile: L’analisi di Friedman non menziona esplicitamente il Brasile, ma possiamo ipotizzare il suo possibile comportamento nel contesto della divisione tra “inclusione” e “resistenza” considerando alcuni fattori che dovrebbero portarlo verso la coalizione di “inclusione”: 

  • Democrazia: Il Brasile è la più grande democrazia dell’America Latina e ha una lunga tradizione di rispetto dei diritti umani e delle libertà civili. Questo lo allinea naturalmente con i valori della coalizione di inclusione.
  • Economia: Il Brasile ha un’economia diversificata con forti legami commerciali con Stati Uniti, Unione Europea e Cina. L’accesso ai mercati della coalizione di inclusione è cruciale per la sua crescita economica.
  • Multilateralismo: Il Brasile è un forte sostenitore del multilateralismo e delle istituzioni internazionali come le Nazioni Unite. Questo approccio lo avvicina alla coalizione di inclusione, che promuove la cooperazione globale.
  • Cambiamento climatico: Il Brasile è un attore chiave nella lotta al cambiamento climatico, data la sua vasta foresta amazzonica. La collaborazione con la coalizione di inclusione su questo tema è nell’interesse nazionale del Brasile.

Per contro altri fattori  potrebbero spingere il Brasile verso una posizione più ambigua o neutrale:

  • Autonomia strategica: Il Brasile ha tradizionalmente perseguito una politica estera indipendente e non allineata. Potrebbe essere riluttante a schierarsi apertamente con una delle due coalizioni, preferendo mantenere la propria autonomia.
  • Relazioni con la Cina: Il Brasile ha forti legami economici con la Cina, che è un importante partner commerciale e investitore. Questo potrebbe rendere il Brasile cauto nell’assumere posizioni che potrebbero danneggiare le relazioni con Pechino.
  • Politica interna: La politica interna brasiliana è complessa e polarizzata. Le diverse fazioni politiche potrebbero avere visioni divergenti sulla posizione del Brasile nel contesto internazionale.

L’india: Si trova in una posizione particolarmente interessante in questa nuova divisione globale.  Friedman la colloca esplicitamente nella coalizione di inclusione, e ci sono diverse ragioni che supportano questa analisi:

  • Democrazia: L’India è la democrazia più popolosa del mondo, con un forte impegno per i valori democratici e le libertà individuali. Questo la allinea naturalmente con gli ideali della coalizione di inclusione.
  • Relazioni con gli Stati Uniti: L’India ha rafforzato i legami strategici e di difesa con gli Stati Uniti negli ultimi anni, in particolare di fronte alla crescente assertività della Cina nella regione indo-pacifica.
  • Quadrilateral Security Dialogue (Quad): L’India è un membro chiave del Quad, un’alleanza strategica informale con Stati Uniti, Giappone e Australia, volta a contrastare l’influenza cinese nella regione.
  • Economia: L’India ha un’economia in rapida crescita e è un mercato attraente per gli investimenti stranieri. L’integrazione economica con la coalizione di inclusione è un fattore importante per il suo sviluppo.
  • Valori condivisi: L’India condivide con la coalizione di inclusione l’impegno per un ordine internazionale basato su regole, la libertà di navigazione e il rispetto del diritto internazionale.

Tuttavia, ci sono anche fattori che potrebbero rendere la posizione dell’India più complessa:

  • Non allineamento: L’India ha una lunga tradizione di non allineamento e potrebbe essere riluttante a schierarsi apertamente con un blocco contro l’altro.
  • Relazioni con la Russia: L’India mantiene forti legami con la Russia, in particolare nel settore della difesa. Questo potrebbe creare tensioni con gli Stati Uniti e altri membri della coalizione di inclusione.
  • Autonomia strategica: L’India persegue una politica estera indipendente e vuole preservare la propria autonomia decisionale. Potrebbe quindi resistere a pressioni per un allineamento completo con la coalizione di inclusione.

Le implicazioni per le Imprese

  • Valutare il Rischio Geopolitico: le aziende devono analizzare attentamente i rischi associati all’operare in paesi appartenenti alla coalizione di resistenza, dove instabilità politica, sanzioni e conflitti e carenza di uno stato di diritto possono compromettere gli investimenti.
  • Adattare le Strategie di Mercato: la divisione globale richiede una rivalutazione delle strategie di mercato. Concentrarsi sui mercati della coalizione di inclusione, caratterizzati da maggiore stabilità e apertura, può essere una scelta strategica. Strategie basate sul mondo della “ resistenza” necessita di attente valutazioni puntuali caso per caso e il rischio aumenta più ci si sposta verso la periferia della coalizione.  
  • Cogliere le Opportunità di Collaborazione: la coalizione di inclusione offre opportunità di collaborazione internazionale in settori come l’energia pulita, la tecnologia e l’innovazione e il trasferimento delle catene di fornitura fuori dalla coesione di “ resistenza “ già evidenti sul mercato globale.  Le aziende che sapranno cogliere queste opportunità potranno ottenere un vantaggio competitivo significativo ad ogni livello dimensionale.
  • Gestire le Catene di Approvvigionamento: la crescente polarizzazione rende le catene di approvvigionamento globali più vulnerabili. Diversificare le fonti di approvvigionamento e ridurre la dipendenza da paesi politicamente instabili è cruciale per mitigare i rischi.
  • Monitorare l’Evoluzione del Contesto Geopolitico: il panorama globale è in continua evoluzione. Le aziende devono monitorare attentamente gli sviluppi politici e diplomatici per adattare le proprie strategie e rimanere competitive.

Conclusioni

In conclusione, la divisione del mondo tra coalizione di inclusione e coalizione di resistenza crea nuove sfide e opportunità per le imprese. Comprendere questa dinamica e adattare le proprie strategie di conseguenza è essenziale per il successo in un mondo sempre più complesso e diviso.

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A cura dell’ufficio italiano di Pangea Studio Associato

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